Il Libano è definito un
Paese "ad alta densità di beni culturali”: vanta 5 siti Patrimonio
dell’Umanità UNESCO su una superficie di 10.452 km/q ed è caratterizzato da
reperti, siti e monumenti rappresentativi dei vertici artistici raggiunti a
partire dall’Età del Bronzo (Fenici), passando per i fasti della Roma imperiale
fino alla dominazione araba. La guerra civile e il conflitto del 2006 hanno
causato gravi danni al patrimonio libanese, accelerando il degrado di monumenti
e siti archeologici. Nel dopoguerra sono pertanto state attivate numerose
iniziative a favore della salvaguardia del patrimonio, tra cui il Cultural
Heritage and Urban Development – CHUD, a cui l’Italia partecipa con Francia
(AFD) e Banca Mondiale.
Il settore culturale,
come pure quello turistico, risente della fragilità istituzionale del Libano.
In un clima di grave instabilità, non è possibile procedere con una politica
incisiva a favore del patrimonio culturale, sia dal punto di vista legislativo
che manageriale. L’assenza di normative aggiornate in ambito di pianificazione
urbanistica (abbozzate ma ancora di difficile attuazione) è causa di una
incerta gestione degli spazi urbani, con dispersione delle risorse, distruzione
e degrado di architetture storiche in favore di nuove costruzioni ad alto impatto
ambientale.